Il tempo dei Social e dei media del Nulla e del Caos.

In questo tempo sembra prevalere il caos insieme alla perdita di valori, la tendenza a rendere ogni cosa social e il nostro tempo, così diviso tra realtà e virtualità a tal punto che ci stiamo dimenticando quanto valore possiedono i semplici gesti. In un era dove ogni cosa appare scontata, dove ogni spazio vuoto ha senso se è riempito da qualcosa, la vita interiore di molti è solo la dimora di futili stati d'animo che sono lontani dalle sane emozioni che si provano di fronte alla bellezza di un qualsiasi elemento della natura. Eppure questa natura sembra avere senso solo se è modificata a modello dell'uomo o replicata in una dimensione emarginata che è frutto della combinazione di algoritmi. Una spunta blu o grigia può oggi determinare conseguenti stati d'animo, che possono condizionare la nostra vita, la qualità di un pensiero o di un'emozione dipende dal suo numero di like o commenti e così chi ha qualcosa da dire, rimane imbrigliato in questa difficile matassa di giudizi espressi e non. La velocità con cui viaggia oggi l'informazione, ci porta in questo tempo a una perenne richiesta di risposta sensoriale che deve avvenire in modo immediato e così le nostre emozioni si spengono alla stessa velocità con cui si sono accese. Rabbia e frustrazione, sono le emozioni che governano questo tempo e la solitudine dei momenti sebbene sia impegnata a far scorrere i video ormai sempre più brevi, contamina il vuoto delle nostre menti. Come possiamo gestire il male di questa era così virtuale se non distaccandoci da questo falso mondo-gabbia, che imprigiona il nostro cervello riempiendolo di nulla. La stanchezza che si genera, la poca voglia di fare che ne consegue è frutto della spremitura di questo meccanismo che collega i nostri cervelli gli uni agli altri e li guida tra la spazzatura del trash dei media, imboccandoli con informazioni false e banali e riconducendo il tutto verso una o l'altra via, quella ritenuta ideale, quella ritenuta la luce profetica di un nulla sempre più oscuro e vuoto. La progressiva disumanizzazione che ne consegue di un essere umano spogliato dei suoi valori e vestito di nulla, lo obbliga ad una perenne ricerca dell'antidoto giusto al suo veleno nella speranza di vedersi catapultato in una nuova dimensione illusoria che lo allontani da questo senso di inutilità.